Volontariato SEAC

SANDRO MARGARA e la lezione inascoltata

Oggi sono otto anni che Sandro Margara ci ha lasciato.
Non lo dobbiamo dimenticare. Il SEAC non lo dimentica.
Giudice istruttore, magistrato di sorveglianza, capo del Dipartimento
dell’amministrazione penitenziaria (Dap), ispiratore e padre della Legge
Gozzini, garante dei detenuti, presidente della Fondazione Michelucci… un
Maestro.
Maestro da un punto di vista professionale in tutti i ruoli che ha ricoperto nella
sua vita, maestro di umanità sempre.
“… una persona che ha avuto un grandissimo livello di dottrina e una
grandissima modestia nell’esporla”, ha detto di lui Mauro Palma.
Così infatti erano il suo sapere e il suo stile, che venivano da lontano, avendo
radici in quel cattolicesimo sociale che a Firenze aveva trovato terreno fecondo.
La Pira, don Milani, padre Balducci, Giuseppe Dossetti sono solo alcuni dei
nomi che si intrecciano con l’esperienza umana e culturale di Sandro Margara.
Il SEAC gli deve molto e oggi non può mancare un pensiero “nostro”.
Ricordiamo la sua partecipazione a tutti i nostri Convegni dal 1996 al 1999, poi
di nuovo nel 2005 e nel 2006, spesso con interventi articolati e profondi, altre
volte portando semplicemente un saluto, che non era però, mai, un “semplice
saluto”, ma sempre un’analisi schietta e profonda del presente e nello stesso
tempo un’ indicazione chiarissima e lucida per il futuro.
La presenza costante e fedele ai nostri incontri è segno della grandissima
considerazione e del profondo rispetto che Margara aveva per il volontariato.
Del quale intravedeva perfettamente quale sarebbe stato il futuro: cioè un
volontariato non più lasciato all’azione - seppur grandemente meritoria - dei
singoli, come era avvenuto in passato, ma un volontariato organizzato,
seriamente formato e sempre più impegnato non solo verso l’accompagnamento
delle persone all’interno del carcere, ma anche all’esterno.
Questo anniversario, in un momento in cui alla situazione difficilissima delle
carceri non si risponde con alcun efficace provvedimento da parte della politica,
ci dà l’occasione per riflettere e ripensare alla lezione disattesa di Sandro
Margara. I suoi interventi, ancora oggi ci stupiscono per la lungimiranza, per il
coraggio, e per una visione lucida del futuro, che vedeva proiettato soprattutto
verso le pene alternative, in cui credeva fortemente e che riteneva più rispettose
della dignità della persona, più utili per il suo reinserimento nella società e più
vicine allo spirito della Costituzione, verso la quale provava un amore profondo
che traspariva in modo evidentissimo in tutto il suo operare.
Nei suoi insegnamenti c’era già tutto.
Il SEAC, pur guardando con favore alle iniziative che da più parti si stanno
proponendo per la soluzione dei problemi gravi e pressanti che affliggono le
persone ristrette, non si stanca di ripetere anche oggi quello che ha sostenuto e
detto da sempre: le soluzioni ci sono, basterebbe rileggere e ripensare con
sguardo nuovo ciò che già c’è. Basterebbe forse riprendere, come dicevamo, la
lezione disattesa di chi aveva già visto come sarebbero andate le cose.
Una maggiore applicazione delle misure alternative, sostenuta da un piano
finanziario adeguato, da un potenziamento degli uffici di sorveglianza, dalla
creazione di luoghi dove far alloggiare le persone che ne potrebbero
beneficiare, sarebbe uno scenario di grande respiro ed efficacia, alla cui
sensibilizzazione il SEAC dedicherà tutto il suo impegno. Come sempre,
dunque, formazione, sensibilizzazione e nessun alibi per “non fare”. I nostri
volontari nella attuale, complessa situazione in cui versa l’esecuzione penale,
continuano ad essere presenti e ad operare quotidianamente all’interno delle
carceri, e nello stesso tempo sono sempre più impegnati ad accompagnare
anche all’esterno, attraverso le misure di comunità, le persone sottoposte a
misure restrittive della libertà personale.
Il SEAC, grato per la preziosa lezione che Sandro Margara ci ha lasciato, sente
oggi, doverosamente, di ricordare questo maestro che ha segnato in modo
profondissimo la storia penitenziaria del nostro Paese e anche la nostra storia di
volontari. Nella sua sensibilità e nel suo stile il SEAC si riconosce e ritrova le
motivazioni più vere e più profonde non solo della sua storia, ma anche di quel
sentire che ancora oggi, mentre guardiamo con amarezza l’orizzonte triste in cui
ogni giorno siamo chiamati ad operare, guida e ispira tutta la sua azione.
Maria Chiara Niccolai
Presidente f.f. SEAC

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